Ieri
abbiamo fatto al Partito quella che per me è stata la prima riunione senza
Rosanna Cimmino. Mi aspettavo che sarebbe stato estremamente difficile
rientrare in sezione, senza di lei, pensare a una sedia vuota accanto a me, a
non poter incrociare uno sguardo “complice” quanto il suo, andare fuori a
fumare una sigaretta, da solo. Ma non avevo nemmeno idea di quanto fosse ancor
più difficile.
L’assenza
di Rosanna si percepiva in una maniera umiliante per i compagni. Sembravamo
quasi silenziosi, e spesso lo eravamo davvero, ed era una situazione
completamente paradossale se rapportata a una settimana fa.
A
tratti sentivo persino il suo odore. La sua voce, la melodia della sua risata
inconfondibile, mi risuonava ancora nelle orecchie. Ma lei non c’era. Non mi
aveva avvisato, stavolta, della riunione. Non mi aveva telefonato stavolta,
come faceva costantemente per chiedermi se ci fossi stato; non mi aveva mandato
una mail per aggiornarmi sugli ultimi risvolti, per sfogarsi di un Partito che
non va, per spronarmi a lottare per quello stesso Partito “che stanno distruggendo da tre anni”... Né mi aveva detto che non
sarebbe più venuta.
Non
ricordo sinceramente quale sia stata la vera prima volta che ho conosciuto Rosanna
Cimmino, ma so perfettamente che non è essenziale ricordarlo.
Sono
sicuro però del fatto che iniziai a conoscere meglio Rosanna in un’occasione
particolare, la scomparsa di Pasquale Di Palma, noto esponente comunista sommese.
La
scomparsa avvenne in prossimità del 25 Aprile e decidemmo per questo, noi del Partito
Democratico, insieme ai compagni della Sinistra e dell’ARCI, di commemorare la
sua persona in una iniziativa che unisse la sua memoria assieme a quella dei
valori della Resistenza antifascista. Non avevo ancora partecipato (non
essendone state indette) ad una sola riunione del Partito Democratico, malgrado
ne fossi iscritto da più di cinque mesi; ma quando ci incontrammo nell’enoteca
al Casamale, per discutere dell’organizzazione dell’iniziativa, constatai
subito una perfetta sintonia con lei...
Era
simpatica, era dolce e nello stesso momento determinata e battagliera.
Completamente diversa dalla cattiva considerazione che allora avevo per i
militanti del Partito Democratico, che a mio avviso stavano facendo scivolare
il paese nella melma, con un atteggiamento apatico, contraddittorio e
politicamente vuoto di uno spirito da concreta opposizione. E guardando i suoi
occhi, ascoltando la sua voce, non mi spiegavo come fosse possibile.
Non
ci vedemmo più per un po’ di tempo. La sezione del Partito restava immobile, e
riunioni in cui anch’io, semplice iscritto, potessi partecipare non se ne
vedevano all’orizzonte.
L’occasione
spuntò quando, agli inizi dell’estate, Gino Cimmino, compagno di sezione e
fratello di Rosanna, avanzò la sua candidatura alla segreteria provinciale del
Partito. Non lo conoscevo, né sapevo che fosse suo fratello. Mi arrivò un
messaggio in cui si invitavano gli iscritti cittadini ad una riunione, e
naturalmente mi presentai.
L’unica
persona che conoscessi quando arrivai in sezione era Rosanna. Fu lei a parlarmi
di Gino, fu lei a parlarmi delle questioni interne al Partito e fu lei a
chiedermi l’indirizzo e-mail per tenermi aggiornato.
Passarono
i giorni, e ci sentivamo solo ogni tanto.
Iniziammo
a sentirci e a vederci con costanza durante il periodo delle primarie. Fu lei,
l’unica a ricordarsene, a informarmi con una mail che sarebbe stato possibile
iscriversi all’albo degli elettori e che le faceva piacere rivedermi.
L’intero
periodo delle primarie e delle parlamentarie siamo stati praticamente sempre
insieme. Si era creata un’alchimia, una complicità inenarrabile. Dal punto di
vista politico, si intrecciavano i nostri desideri di stimolare la
partecipazione nella parte più giovane del paese, il bisogno di allontanare
dalla politica gli interessi di parte e le politiche clientelari, la necessità
di organizzare le primarie di coalizione a Somma e ricordo ancora il suo tono
di voce quando mi parlava della battaglia
per le primarie. Dal punto di vista umano, mi sentivo incoraggiato sempre a
credere in me stesso, a lottare con le unghie e con i denti quando si aveva la
consapevolezza di stare dalla parte della ragione, ma soprattutto a battagliare
sempre contro l’arroganza, e le sue personificazioni, con impegno ed umiltà...
Rosanna
era così, battagliera, decisa, caparbia, per lei era fondamentale che la
partecipazione fosse stimolata in ogni caso e soprattutto che i giovani si
sforzassero di partecipare alla vita politica. Aveva un cuore, una dolcezza,
una simpatia e un’umiltà immensi! Abbiamo
bisogno sempre più di nuove energie per dare forza alle idee è una frase che
continuo a ripensare e sulla quale si sarebbe potuta fare un’enciclopedia. Me
la scrisse durante il periodo delle primarie, quando mi disse che soltanto
facendo tutto per bene, con linearità e trasparenza, si sarebbe stimolata la
voglia di partecipazione.
Fece
di tutto per mettermi in contatto con i dirigenti giovanili napoletani, perché
pretendeva che anche a Somma potesse nascere l’organizzazione giovanile. Una
giovanile che non guerreggiasse tra fazioni e componenti, ma una giovanile che
entrasse con forza nello scenario politico, che facesse sentire a chi aveva
orecchie per sentire le urla dei giovani schiacciati da una crisi di
democrazia, di lavoro e di diritti. Un’organizzazione giovanile che per troppi
anni era stata assente a Somma.
Non
trovo ancora un senso a tutto questo, continuo a non capire perché Rosanna non
ci sia più. Non capisco perché non mi telefoni per dirmi che dobbiamo
organizzare la manifestazione, o che dobbiamo fare la battaglia per le
primarie, o per ricordarmi che le incoerenze, i clientelismi, i familismi e
l’arroganza si combattono con l’umiltà dell’impegno. Non me lo spiego. Ma
continuo a sentire la sua voce. Continuo a sentirla che ci dice di impegnarci,
in un paese lasciato nelle mani dei pagliacci e degli incompetenti; che ci dice
di guardare sempre negli occhi, senza mai abbassare lo sguardo, e continuare,
come lei, a sfidare le prepotenze con l’arma del senso civico...
Spiegare,
o scrivere, quello che è nato in questi mesi tra me e Rosanna mi sta risultando
difficile. Forse è praticamente impossibile trasmettere qualcosa che né le
parole né l’inchiostro riescono a disegnare allo stesso modo dei miei occhi...
I
miei genitori non sono mai stati particolarmente contenti del fatto che faccia
politica attiva. Sono stati sempre i tipi da temere il fatto che un giorno possa avere bisogno dell’aiuto del grande politico di turno. Ed è una cosa
che di fatto non ho mai sopportato. Con Rosanna avevo trovato quella mamma che
s’interessasse dei miei studi quanto del mio pensiero politico; di come fossero
andati gli esami quanto della considerazione che avessi di Matteo Renzi
piuttosto che di Nichi Vendola; di cosa volessi fare un domani quanto della mia
opinione sull’operato della segreteria del Partito.
E’
stata una batosta immensa perderti. Ho pensato di rinunciare alla sezione, alla
politica, perché ormai avevo capito che non sarebbe più stata la stessa cosa,
che era tutto finito. Ma ho pensato pure che sarebbe stato inutile. Ho pensato
che ti avrei deluso e la tua voce mi rimbomba continuamente nelle orecchie con
quelle maledettissime parole “Questo
Partito deve cambiare”, “Giovà
dobbiamo fare la battaglia per le primarie”.
Però
mi manchi Rosà, e veramente non so più come fare senza te...
Ti voglio bene...
Giovanni